Da quando ho messo il naso nella medicina e nutrizione funzionale mi ritrovo spesso ad ascoltare webinar o a leggere articoli interessantissimi.
Sul blog trovate un articolo scritto qualche tempo fa in tema estrogeno dominanza (andate a leggerlo per capire meglio anche quanto segue), qui di seguito voglio lasciarvi qualche informazione importante sul metabolismo ed eliminazione degli estrogeni e dei loro metaboliti.
La lezione che ho seguito è stata tenuta da dr carrie jones.
Gli estrogeni sono ormoni prodotti dalle ovaie, dalle ghiandole surrenali, dal tessuto adiposo attraverso l’enzima aromatasi, ci sono poi estrogeni esogeni appartenenti al mondo vegetale (es. soia, semi di lino, leguminose) e xenoestrogeni provenienti dall’ambiente, ovvero molecole che si comportano da interferenti endocrini mimandone l’azione (si legano ai recettori con con effetto inibitorio e/o stimolatorio e/o disturbante).
Gli estrogeni sono metabolizzati nel fegato in intermedi reattivi, resi poi solubili per essere eliminati attraverso urine e feci.
Abbiamo bisogno ogni giorno di un efficiente sistema di metabolizzazione ed eliminazione degli estrogeni, in quanto ogni giorno vengono prodotti e, per mantenere un buon equilibrio ormonale, è necessario che il loro smaltimento avvenga correttamente. Questo “cuci e disfa” mantiene un certo equilibrio che risponde alle esigenze di un preciso momento per quella donna (discorso simile per gli uomini).
Una dominanza estrogenica o un mancato smaltimento dei metaboliti intermedi può causare sintomi invalidanti e/o correlare con un aumentato rischio di forme di tumore sensibili agli ormoni (seno, endometrio, ovaio, prostata), di endometriosi, di PCOS.
Vediamo come avviene questo processo:
Tre fasi:
Fase 1: gli estrogeni vengono rimossi dal circolo e arrivano al fegato dove sono idrossilati attraverso 3 vie possibili, 2-OH, 4-OH, 16-alfa-OH grazie ai citocromi, in particolare il citocromo P450. Il metabolita 4-OH è quello più pericoloso e reattivo perché può provocare danni al DNA e influenzare l’espressione genica, nonché essere un fattore promuovente il cancro.
NB: il citocromo P450 è coinvolto nel metabolismo di moltissime altre sostanze tra cui farmaci, sostanze nervine, alcool, fumo, tossine. per questo motivo è importantissimo non andarne a sovraccaricare il lavoro perché se è già troppo impegnato in altro, non avrà modo di metabolizzare gli ormoni.
Fase 2: i metaboliti idrossilati devono essere resi solubili ed “innocui” attraverso un processo di metilazione mediato dall’enzima COMT. Questo enzima è molto importante anche nel metabolismo delle catecolamine quali dopamina, adrenalina, noradrenalina e di alcuni farmaci.
Fase 3: i metaboliti resi solubili devono essere legati a proteine di trasporto per uscire dalle cellule ed essere escreti con la bile attraverso i movimenti intestinali. In questa fase gioca un ruolo cruciale l’estroboloma ovvero il microbiota che, mediante un enzima beta-glucuronidasi, è in grado di “spacchettare” gli estrogeni e renderli disponibili per il riassorbimento (ciclo entero-epatico).
Le tre fasi devono funzionare bene, il fegato deve essere abbastanza libero da altri impegni (metabolismo tossine, alcool, sovraccarico alimentare), i metaboliti dalla fase 1 devono passare alla fase 2 per essere resi innocui e l’intestino deve funzionare bene per eliminarli.
Se ci sono intoppi nella fase 1, 2 o 3 le cose potrebbero complicarsi.
Per intervenire a supporto di questo processo è fondamentale capire dove sta l’intoppo misurando i metaboliti intermedi, la funzione enzimatica, la regolarità intestinale, la presenza di disbiosi.
L’ordine del processo di metabolizzazione è 1, 2, 3… ma l’ordine di intervento è 3, 2, 1, perché? Perché se spingiamo le fasi epatiche 1 e 2 senza curare la fase 3, rischiamo un accumulo di metaboliti intermedi senza saperli smaltire. Di questi il 4-OH estrone è il più pericoloso.
Come dicevo il fegato non deve essere affaticato da altro. La dr carrie jones spiegava come in alcuni casi una dieta chetogenica alta in grassi impegna il fegato nella digestione, sottraendo bile al trasporto degli estrogeni.
Vediamo alcune integrazioni utili nelle diverse fasi, da mettere in atto solo dopo aver individuato l’intoppo o l’ingorgo. Sono integrazioni che devono essere prese SOLO dopo un’approfondita anamnesi, valutazione e misurazione dei valori ormonali. Li presento così come sono stati presentati nel webinar soprattutto per sottolineare quanto anche l’aspetto nutrizionale e gli stili di vita possano aiutare.
FASE 1
Il citocromo P450 è FERRO dipendente. Ci sono alcune molecole in grado di stimolare e/o inibire l’enzima, un esempio è il succo di pompelmo. Questo viene spesso sconsigliato quando si assume una determinata terapia farmacologica.
Il DIM (di-indol-metano) ed I3C (indolo-3-carbinolo) sono due molecole presenti nelle crucifere.
I3C viene attivato a DIM in presenza di corretta acidità gastrica. Il DIM ha un’emivita breve per cui l’integrazione deve essere quotidiana (i dosaggi vanno personalizzati).
Queste molecole agiscono favorendo il passaggio degli estrogeni circolanti al fegato e li indirizzano verso la via metabolica 2-OH. Hanno inoltre un effetto antiossidante (agiscono sul gene Nrf2).
DIM e I3C non vanno usati in presenza di valori bassi di estrogeni e in donne in menopausa perché potrebbero amplificare i sintomi da carenza estrogenica.
Vegetali appartenenti alla famiglia delle Apiaceae: carote, finocchio, anice, cumino, sedano, aneto, prezzemolo, coriandolo, agiscono riducendo la formazione di 4-OH estrone.
Il caffè favorisce la formazione di 2-OH estrone (attenzione: il caffè potrebbe avere effetti sull’equilibrio ormonale come l’aumento del cortisolo ed è un seme particolarmente a rischio di formazione di muffe durante lavorazione e conservazione dei chicchi, per cui consumo moderato, secondo tolleranza e condizione clinica).
N-acetil-cisteina e glutatione (forma liposomiale) e il magnesio (cofattore di tantissimi reazioni) favoriscono la via 2-OH. Ovvero agiscono rimettendo sulla giusta via quegli estrogeni che stavano dirottando verso il 4-OH.
Sulforafano e resveratrolo: il primo concentrato soprattutto nei germogli di broccoli e nelle crucifere, il secondo nella buccia dell’uva e nei frutti rossi, nel vino rosso. Hanno un’azione simile al glutatione e alla cisteina oltre ad indurre gli enzimi della fase 2.
La quercetina è un flavonoide presente in natura in numerosi frutti e verdure come frutti rossi, frutti di bosco in genere, agrumi, pomodori, broccoli, asparagi, capperi, cipolle e in bevande come il vino rosso. E’ un potente antiossidante contro l’eccesso di radicali liberi e riduce l’infiammazione.
La resistenza leptinica favorisce l’azione delle aromatasi aumentando gli estrogeni. La resistenza leptinica correla con infiammazione, insulino resistenza, tutti fattori che concorrono a favorire l’espressione di enzimi della via pericolosa 4-OH estrone.
Per cui per supportare la fase 1 è indispensabile agire su infiammazione, composizione corporea, dieta ricca di antiossidanti (curcuma, zinco, acido lipoico) e molecole bioattive come il ginko biloba e il chitosano. Fondamentale il ripristino dei ritmi circadiani (ruolo della melatonina).
In America si usa il dosaggio ematico della leptina e si consiglia di tenere un valore < a 10-15 ng/ml.
FASE 2
L’enzima COMT è il protagonista.
I cofattori più importanti sono il magnesio ed il SAMe. Sarebbe utile studiare varianti geniche che influenzano l’efficienza dell’enzima e agire sulle cause di una possibile riduzione della sua attività (dominanza estrogenica, disbiosi, eccessivo consumo di the verde, presenza di tossine esogene quali la plastica, eccessiva produzione o scarsa degradazione della serotonina, mutazione MTHFR).
Molto importanti anche vitamine del gruppo B (B12, B6, B9), zinco, rame, vitamina C.
FASE 3
La presenza di infiammazione, tossine, abuso di farmaci (in particolare gli inibitori di pompa protonica) influenzano la presenza di proteine di trasporto attraverso la membrana cellulare per permettere ai metaboliti di essere escreti.
Qui è necessario agire sulla riduzione dell’infiammazione e sul mantenimento della fluidità di membrana grazie ad un corretto apporto e bilanciamento tra omega 3 ed omega 6, colina, colesterolo, grassi monoinsaturi.
Utili cibi ricchi di polifenoli, tra cui il cacao, vino rosso, olio evo, olive, verdure e frutta stagionali.
Importantissimo l’apporto di fibre per l’azione sul fegato ed intestino.
Supportare la salute intestinale, identificando possibili infezioni, disbiosi, leaky gut, SIBO è il punto più importante.
Questo perchè una scarsa diversità batterica e la prevalenza di microbi dotati dell’enzima beta-glucuronidasi è responsabile del riassorbimento degli estrogeni.
Oltre alla fibre ricordiamo i grassi buoni, l’idratazione, alimenti prebiotici e probiotici (fermentati), spezie ed erbe aromatiche.
A supporto di questa fase il calcio-D- glucarato, in grado di inibire la beta-glucuronidasi.
NBB: ripeto..non è possibile autogestire un’integrazione. confrontatevi sempre con il vostro medico o il vostro professionista sanitario di riferimento.
Immagine tratta dalla lezione della dr carrie jones.







