Molti pazienti (per la maggioranza donne) nell’anamnesi riferiscono di non riuscire a perdere un etto nonostante la “dieta” seguita scrupolosamente, mi raccontano che in passato era facile perdere peso ed ora tutto sembra essersi bloccato, anzi tendono a prendere peso.
Alcuni si presentano con gli esami del sangue alla mano e mi fanno vedere il valore relativo alla tiroide come se fosse il colpevole di un metabolismo rallentato. A volte quando approfondisco in anamnesi l’eventuale terapia seguita dal paziente quasi si dimenticano di dirmi dell’eutirox, come se fosse una caramellina “scontata” e necessaria.
Le linee guida endocrinologiche indicano che sino a valori di TSH di 10 non sia necessaria terapia farmacologica (se T4 e T3 sono nella norma).
È vero che l’ambiente in cui viviamo oggi e il cibo industriale largamente presente nella dieta di molti sono fattori scatenanti reazioni infiammatorie, immunitarie ed autoimmuni (la tiroide è uno degli organi bersaglio), ma è vero anche che non tutti sviluppano patologie vere e proprie.
Se in alcuni casi la terapia farmacologica è indispensabile, per la maggior parte dei pazienti il primo step da intraprendere è la modifica dello stile di vita che, da solo, permetterebbe un riequilibrio naturale di un adattamento metabolico causato da sottoalimentazione, scarsa qualità del cibo, carenze nutrizionali, scarsa varietà alimentare, sedentarietà.
Il metabolismo è regolato dall’ipotalamo il cui effettore è poi la ghiandola tiroidea che produce gli ormoni T3 e T4.
La tiroide funziona da termostato energetico e segna il ritmo metabolico (in risposta ai comandi ipotalamici). Se è presente abbondante ormone tiroideo il metabolismo è attivo e sarà prodotto calore, se l’ormone scarseggia sarà prodotto ATP immagazzinato sotto forma di grasso corporeo.
Quando gli ormoni tiroidei si abbassano, l’ipotalamo stimola l’ipofisi a produrre TSH, ormone che stimola la tiroide a produrne di più. Un aumento del TSH è quindi un meccanismo fisiologico di autocontrollo per ristabilire l’equilibrio.
Dare un farmaco quando non necessario peggiorerebbe la situazione in quanto un aumento artificiale esterno dell’ormone tiroideo andrebbe a sopprimere la produzione endogena.
L’ipotalalmo è sensibile a numerosi stimoli tra cui la temperatura corporea, lo stress psico fisico, l’infiammazione, la presenza di interferenti endocrini, i farmaci, il movimento, la scarsità alimentare. Ogni qual volta si presenta un fattore stressogeno e di pericolo la riposta è un rallentamento dei consumi.
Uno dei segnali più forti di pericolo è la carenza energetica, mimata spesso da diete inadeguate ed insufficienti a coprire i fabbisogni minimi, in particolare di proteine, acidi grassi, minerali e vitamine.
“Carne ne mangio pochissima, solo pollo, uova quasi mai per via del colesterolo, burro mai, olio pochissimo, niente sale, solo yogurt magro, fette biscottate a colazione e a volte al posto del pane, ma integrali eh! tanta frutta e tanta verdura anche scondita, noci 3 perché fanno bene…”. Quante volte mi capita di sentire queste parole…pazienti che mangiano pochissimo e qualitativamente male, preferiscono latte e fette biscottate/biscotti al posto della cena perché la carne fa male!
Si salvi chi può!
L’ipotalamo per dare il via alla tiroide e al metabolismo ha bisogno di ricevere un segnale di sufficiente energia e qualitativamente buona (non possiamo fare andare un’auto con acqua sporca, è necessario il giusto carburante, specifico per quel tipo di automobile).
Per prima cosa è necessario mettere ordine e fare pulizia da cibo spazzatura, zucchero, farine raffinate, cibi light, oli vegetali raffinati, grassi idrogenati.
Mettere ordine significa ripristinare un ritmo alimentare scandito dai pasti principali, colazione, pranzo e cena e costruire pasti completi, variati, sazianti (verdure ricche di fibre, proteine nobili, grassi buoni).
Variare è uno dei punti più importanti in quanto il consumo ripetuto degli stessi alimenti alla lunga può provocare lo sviluppo di sensibilità ed infiammazione.
Seguire una dieta anti infiammatoria che preveda la presenza di cibi dal potere anti infiammatorio e anti ossidanti (zenzero, curcuma, aglio, crucifere, greens, frutti di bosco, limone e lime, porri…), il bilancio tra acidi grassi omega 6 e omega 3 (ottenuto riducendo oli vegetali raffinati, cibi industriali e favorendo alimenti fonte di omega 3 come pesce pescato di piccola taglia, noci, semi di lino e chia, alghe***), un buon controllo del carico glicemico del pasto e del suo impatto insulinemico, qui trovate un approfondimento.
È importante adattare gli apporti alimentari ai reali fabbisogni, potenziandoli con una regolare attività fisica.
In soggetti con alterazioni metaboliche già presenti (TSH più alto della norma, ma valori ormonali ancora accettabili e senza sintomi invalidanti) potrebbe essere utile un’integrazione con selenio, zinco, vitamina C, ferro, inositolo, tirosina, integrazione da personalizzare e non usare senza criterio.
Scelte dietetiche differenti possono essere necessarie soprattutto quando ci si trova di fronte ad una situazione di blocco e siano presenti sintomi di disequilibrio, in questo caso si tratta di alimentazione terapeutica, che ha una durata e caratteristiche specifiche (può prevedere più restrizioni ma in ogni caso temporizzate…).
Lo stile di vita è per sempre! Deve essere sostenibile nel lungo termine e garantire il mantenimento di uno stato di salute e benessere generale.







