Parlare di cancro è impresa delicata, si tratta di un disturbo metabolico terribile, non avvisa quando arriva prende il comando e non sempre si riesce ad arginare.
La prevenzione precoce, la terapia, il supporto durante e dopo la terapia passano anche attraverso le scelte alimentari.
Ho definito il cancro una disfunzione metabolica. Ciò che accade è una modificazione cellulare che implica perdita di determinate funzioni ed incontrollata, rapida crescita. Ma come tutte le cellule per sopravvivere devono “nutrirsi”…come lo fanno?
Le cellule tumorali non sono in grado di usare l’ossigeno per ricavare nutrimento dai nutrienti, vivono e si moltiplicano solo di glucosio (zuccheri e amidi, ovvero di carboidrati) e in parte di aminoacidi, attraverso un metabolismo anaerobico, in assenza di ossigeno (fermentazione anaerobica).
Questo comporta un’alterazione del ph verso l’acidità. Un ambiente acido ha ripercussioni negative sul nostro organismo e sulle funzioni immunitarie.
Le cellule sane sfruttano il metabolismo anaerobico e aerobico, nutrendosi di acidi grassi, corpi chetonici, aminoacidi e carboidrati. I mitocondri, piccoli organelli cellulari sono le centrali energetiche che sfruttano il carburante maggiormente disponibile.
Fornendo i nutrienti utili a sostenere le cellule sane e riducendo fortemente i carboidrati, in particolare gli zuccheri, saremo in grado di “uccidere” le cellule tumorali da essi dipendenti.
Le scelte alimentari in una “situazione critica” possono fare la differenza.
In ottica di “prevenzione” la restrizione dei carboidrati potrebbe essere rivista, ma si tratta in ogni caso dei nutrienti a cui porre maggior attenzione sia in termini di quantità sua di qualità.
Gli acidi grassi ed i corpi chetonici sono ottime fonti energetiche utilizzabili dalle cellule, energia per cervello, cuore, muscoli.
Le proteine devono essere adeguate al fabbisogno individuale, senza eccedere. Il fabbisogno proteico in presenza di una dieta ricca di grassi buoni può essere riconsiderato in quanto la quota energetica viene coperta quasi totalmente dai grassi e le proteine necessarie vengono impiegate prettamente a scopo plastico e strutturale.
I carboidrati sono ridotti notevolmente con il fine di affamare le cellule cancerogene, scegliendo preferibilmente come fonte di questi verdure, ortaggi, piccoli frutti come i frutti di bosco, il limone, il lime.
Si tratta di protocolli chetogenetici, da strutturare con un professionista esperto che sappia dare tutte le informazioni necessarie per coprire i fabbisogni ed evitare carenze nutrizionali e, se necessario, consigliare una supplementazione (MCT oil, vitamina D, vitamine del gruppo B, acidi grassi omega 3 – EPA e DHA – selenio, vitamina C, glutatione…).
La selezione dei nutrienti è molto importante anche per il controllo dello stress ossidativo e della produzione di metaboliti reattivi.
Diete ad alto contenuto di carboidrati sono favorenti la produzioni di tali molecole pericolose.
I grassi buoni e i corpi chetonici possono essere utilizzati a scopo energetico senza produzione di tali molecole reattive, favoriscono l’attività dei mitocondri e la vita di cellule sane.
Ovviamente le fonti alimentari di grassi devono essere qualitativamente ottime: olio extra vergine di oliva, olio extra vergine di cocco, avocado, semi oleosi (lasciati in ammollo 1 notte in acqua, poi scolati e risciacquati, lasciati seccare a basse temperature o al sole), pesce ricco di omega 3 (pescato nei mari freddi), carne di animali allevati solo ad erba e fieno, latte crudo e yogurt/kefir/formaggio da latte crudo, di pecora e capra.
Le proteine come sopra detto vanno misurate sul fabbisogno individuale, la carenza così come l’eccesso sono entrambi condizioni pericolose.
Un eccesso proteico è in ogni caso a favore delle cellule cancerogene in quanto mette a disposizione aminoacidi di cui si nutrono. Un eccesso proteico aumenta il carico di ammonio da dover eliminare (sovraccarico di lavoro per fegato e reni), le proteine non assorbite dall’inetstino arrivano al colon dove possono andare incontro a fermentazione e portare disbiosi e produzione di tossine.
Un eccesso proteico è responsabile anche di una maggior presenza di glucosio ottenuto dalla trasformazione degli amminoacidi in zuccheri (gluconeogenesi), di un’aumentata secrezione di insulina e fattori di crescita cellulare (IGF-1).
Anche in queso caso carenza o livelli sub ottimale così come gli eccessi sono situazioni pericolose.
Una dieta di questo tipo supporta inoltre il microbiota ed il microbioma, favorendo la regolarità intestinale e quindi la detossificazione.
I protocolli chetogenetici sono noti nella terapia dietetica di obesità e sovrappeso.
Pazienti oncologici obesi o in sovrappeso giovano di approcci chetogenetici ipocalorici.
Tali protocolli non sono necessariamente a ridotto contenuto calorico, ma adattati a fabbisogni ed obiettivi terapeutici possono essere normo o ipercalorici (con un apporto di grassi qualitativamente ottimi molto elevato) al fine di mantenere se non implementare un corretto stato nutrizionale.
I protocolli chetogenetici possono essere utili a supporto di una terapia integrata in cui le figure professionali sono obbligate a collaborare per monitorare i pazienti e per fornire loro tutto il supporto necessario per una nuova gestione dello stile di vita.
Terapia, dieta ma anche attività fisica regolare, esposizione alla luce del sole e contatto con la natura, riposo notturno, allontanamento da agenti tossici ed inquinanti, fumo ed alcool, coltivare rapporti sociali, tasselli di un puzzle da costruire per una migliore qualità di vita e , chissà, per una possibile “guarigione”.







