Interventi di chirurgia minore o maggiore sono pur sempre interventi.
Tra novembre e gennaio me la sono spassata, due interventi, entrambi con complicazioni, entrambi con recuperi molto lenti e lunghi.
Tuttavia sono state esperienze che, oltre a snervarmi un pò, mi hanno insegnato parecchie cose.
Una chirurgia è uno stress potentissimo, testa, corpo, anima sono sottoposti ad uno stato acuto in cui infiammazione, stress ossidativo, elevato metabolismo energetico sono iper attivati per far fronte allo stress chirurgico.
Ci si può preparare prima e si può supportare il recupero dopo, quando è importante contenere e aiutare la risoluzione di infiammazione, stress ossidativo, danni tissutali, quindi aiutare la risposta cellulare nella riparazione. Non da ultimo ritrovare equilibrio neuro endocrino metabolico (pensiamo ad adrenalina, cortisolo, iperglicemia, gestione della temperatura corporea, emodinamica e gestione del flusso sanguigno…)
Il prima ed il dopo si assomigliano molto, con un dopo che si concentra anche sullo smaltimento di anestesia, farmaci, antidolorifici, cortisone…
Per fare questo i nostri sistemi deputati al metabolismo ed eliminazione di sostanze non desiderate devono essere forti e pronti: intestino, fegato, reni, pelle, mitocondri e membrane cellulari, acqua.
Partiamo da nutrirci bene: qui sono fondamentali gli essenziali, quindi proteine nobili per fornire gli aminoacidi essenziali, acidi grassi per dare struttura, energia e aiutare le membrane cellulari a risanarsi. Non ci sono scuse!
Se la fame è poca si risica sulle fibre che occupano tanto spazio, soprattutto pre intervento, nel post potrebbero aiutare la motilità intestinale in chi le tollera bene, sfruttando non solo le fibre ma anche antiossidanti e segnali che provengono da verdure e frutta stagionali e locali, non trattati.
La giusta dose di carboidrati per mantenere una buona stabilità.
In acuto il sistema immunitario vira verso un metabolismo glucidico, più rapido, c’è già la tendenza all’iperglicemia ed una riduzione della sensibilità insulinica, per cui non mettiamo benzina sul fuoco.
Pasti di facile digestione perché non possiamo “sprecare” troppa energia per il laborioso processo digestivo, anzi! Facilitiamolo! A seconda dello stato nutrizionale di partenza è possibile anche prolungare il digiuno notturno e dare priorità al riposo.
In caso di forte difficoltà si può ricorrere a: aminoacidi essenziali, collagene idrolizzato, proteine in polvere di altissima qualità, integrazione di MCT e omega 3, aggiunta di grassi buoni come olio evo o ghee, preparare pasti liquidi con aggiunta di uova, olio evo, sale e poca verdura/frutta, non dimenticare gli elettroliti, soprattutto se ipotensione e/o febbre.
Idratazione: guai a chi non si idrata bene ogni giorno, l’alternativa è fare flebo di fisiologica!!! Quindi valutare integrazione anche di sali / elettroliti.
Tenere alla larga cibo processato, zuccheri, alcolici di ogni tipo, cibi che contengano oli vegetali raffinati.
Per molti potrebbe essere utile evitare anche alimenti di difficile digestione come glutine/frumento, latticini, solanacee, noci e semi. Qui giocano forte la soggettività e lo stato nutrizionale.
Se possibile mantenere la regola di stagionale, locale, non processato, per ogni tipologia di cibo consumato, alla luce del sole, quindi nel giusto timing. La qualità è fondamentale!
Perchè nel giusto TIMING?
Perché c’è un assoluto e prioritario bisogno di dormire bene!
Il sonno è fatto per riparare e ripulire. Per questo motivo evitare di mangiare immediatamente prima di andare a letto e subito dopo essersi alzati è importante, a volte allungando di qualche ora il digiuno notturno!
L’ho provato su di me.
Con questi accorgimenti in pochi giorni temperatura, frequenza cardiaca notturna si sono ridotti, la qualità del sonno migliorata ed anche la mia HRV.
Questo ancora di più nel secondo intervento dove c’è stata una, non desiderata e voluta ma obbligata, restrizione calorica // ho dovuto “mangiare” con la cannuccia per 15 giorni, tutt’ora riesco a masticare cose morbide ed è un lusso, ma per bere rimane la cannuccia altrimenti mi sbrodolo :))))))))
Mi ha fatto capire come il corpo parla… ho assecondato quanto riuscivo a fare ma mettendo come primo obiettivo il riposo, molto più di quanto non faccia abitualmente.
qui vedete il drop di HRV (variabilità cardiaca) dopo l’intervento di dicembre, poi una piccola ripresa, poi a gennaio il nuovo intervento, minore
Stare all’aperto, anche pochi minuti, ma più volte al giorno, passeggiando sotto cielo blu, sole, nebbia, pioggia, grigiore, freddo, tepore è stato rigenerante e soprattutto mi ha tenuto sù il morale.
Si, ho dovuto inizialmente e poi voluto rallentare.
Passati i primi giorni si possono valutare diverse integrazioni: vitamina C, magnesio, colostro, probiotici a spore o specifici per sintomatologia, minerali, NAC, glutatione liposomiale, Q10, vitamine del gruppo B, funghi medicinali adattogeni, miele e polline…
A distanza di qualche giorno in più si può valutare la necessità o meno di antiossidanti e/o terapia con idrogeno molecolare, ozono terapia, terapia infusionale, neuralterapia su cicatrici.
sono fortunata ad avere una meravigliosa dottoressa a Verona, la DR ROSALIA CODOGNI, nel cui studio si possono fare diverse cose.
è importante, come accennavo all’inizio, sostenere al meglio intestino, fegato (ottima la fosfatidilcolina, amari, ghee, MCT, enzimi digestivi.
per chi ne ha la possibilità anche sauna, pressoterapia, fotobiomodulazione, protezioni da luce blu e campi magnetici non nativi di troppo (vedi wifi sempre acceso).
ma una cosa accessibile e non costosa, anzi gratis…
STARE ALL’APERTO NELLA NATURA, LUCE DI GIORNO, BUIO DI NOTTE, EARTHING
impagabile, fortissimo e potentissimo aiuto
in ripresa!!! un pò stufetta ma decisamente meglio :)))
le uova mi hanno salvata!